Gli attacchi aerei israeliani su Gaza "hanno tutte le caratteristiche dei crimini di guerra". Lo ha affermato il premio Nobel per la pace, mons. Desmond Tutu. "Nel contesto di una supremazia aerea totale, nella quale una parte del conflitto dispiega forze aeree letali contro avversari che non possono difendersi, i bombardamenti assumono tutte le caratteristiche dei crimini di guerra" - ha dichiarato l'arcivescovo anglicano secondo il quale l'offensiva militare "non contribuisce alla sicurezza d'Israele". Mons. Tutu ha infine evidenziato le responsabilità della comunità internazionale e in particolar modo dei leader mondiali che "negli ultimi 60 anni hanno constantemente mancato nei confronti delle popolazioni della Palestina e di Israele".
Amnesty International denuncia l'offensiva israeliana nella Striscia di Gaza che ha già causato oltre 280 morti tra la popolazione palestinese in uno degli attacchi più sanguinosi nei quarant'anni dell'occupazione israeliana West Bank e della Striscia di Gaza. "L'uso sproporzionato della forza da parte di Israele è illegale e rischia di innescare ulterioriore violenza nell'intera regione" - riporta il comunicato di Amnesty. "Centinaia di civili disarmati e di personale della polizia che non partecipavano alle ostilità sono tra le vittime del bombardamento israeliano" - aggiunge l'associazione. Amnesty afferma inoltre che "i continui lanci di razzi sulle città e i villaggi israeliani da parte di Hamas e di altri gruppi armati palestinesi - che secondo l'associazione condividono la responsabilità dell'escalation delle violenze - sono illegali e non possono essere giustificati". L'associazione chiede pertanto a tutte le parti in causa di porre fine agli attacchi e alla comunità internazionale di "intervenire senza indugio per garantire che i civili intrappolati nella violenza siano protetti e che il blocco di Gaza sia rimosso".
"Bisogna assolutamente che cessino i bombardamenti perché sono già troppe le vittime innocenti. Noi condanniamo ogni violenza: i razzi lanciati dalla Striscia di Gaza, ma anche gli attuali bombardamenti. Così vi saranno solo ulteriori spirali di violenza. Ci addolora che ancora una volta l’unico linguaggio sia quello delle armi" - dichiara Claudette Habbash, direttrice di Caritas Gerusalemme in un appello ripreso dalla Caritas Italiana che da anni offre sostegno alla popolazione più vulnerabile della Striscia di Gaza.
Sono state numerose ieri le manifestazioni di condanna e proteste di fronte alle ambasciate israeliane per gli attacchi e di solidarietà per le vittime e per la martoriata popolazione di Gaza non solo nel mondo arabo, in Egitto, Libano, Giordania, Siria e nello Yemen, ma anche in diverse capitali europee tra cui Stoccolma, Copenaghen, Londra, Madrid, Istanbul, Roma e Milano: nel capoluogo lombardo - riporta l'agenzia Misna - i manifestanti hanno organizzato un corteo che è partito da piazza San Babila, dove sono stati legati striscioni anti-israeliani, e ha raggiunto piazza Duomo, pregando poi per le vittime di Gaza e per la pace in ginocchio.
L'agenzia di stampa del mondo missionario evidenzia il commento del gruppo di pressione israeliano per la pace "Gush Shalom" (Blocco per la Pace) fondato dall’ex-parlamentare israeliano Uri Avnery. In una nota diffusa via mail l'associazione pacifista afferma che "La guerra a Gaza, lo spargimento di sangue, le uccisioni, la distruzione e la sofferenza su entrambi i lati del confine sono la perversa follia di un governo in fallimento. Un governo che si è lasciato trascinare da militari avventurieri e da una rozza demagogia nazionalista in una guerra distruttiva e inutile che non darà soluzione ad alcun problema, né per le comunità del sud di Israele sotto una pioggia di missili né per le terribili povertà e sofferenze di Gaza assediata. Il giorno dopo la guerra, rimarranno gli stessi problemi - con l'aggiunta di molte famiglie in lutto, persone ferite e invalide per tutta la vita e di mucchi di macerie e distruzione".
"L'escalation verso la guerra poteva e doveva essere evitata" - prosegue la nota di Gush Shalom. "A rompere la tregua è stata Israele con l’incursione compiuta in un tunnel nella notte delle elezioni americane due mesi fa. Da allora è stato l'esercito ad accumulare fiamme di escalation con incursioni e uccisioni mirate, ogni volta che il lancio di missili su Israele diminuiva. Il ciclo del massacro potrebbe e dovrebbe essere rotto. Il cessate- il -fuoco può essere ristabilito immediatamente e su basi più solide. È diritto di Israele chiedere la fine totale del lancio di razzi sul suo territorio e i suoi cittadini, ma deve por fine a tutti i suoi attacchi e alla morte per fame del milione e mezzo di abitanti di Gaza, smettendo anche di interferire con il diritto dei palestinesi di scegliersi i loro capi. La dichiarazione di Ehud Barak secondo cui avrebbe sospeso la campagna elettorale per concentrarsi sull'offensiva di Gaza è una barzelletta. La guerra a Gaza è di per sé la campagna elettorale di Barak, un tentativo cinico di comprare i voti con il sangue e le sofferenze di Netivot e Sderot, Gaza e Beit Hanun".
Secondo un sondaggio della televisione commerciale israeliana, l’82% degli israeliani avrebbe espresso favore per l’operazione ‘Piombo fuso’ e il partito laburista, di cui il ministro della Difesa Ehud Barak è presidente dal giugno 2007, sarebbe in ascesa nelle previsioni di eventuali seggi in parlamento, da 11 a 16 - sottolinea il direttore della Misna, Pietro Mariano Benni. [GB]
Fonte: Unimondo.org
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