venerdì 27 marzo 2009

Di Vittorio raccontato dalla figlia Baldina


Domenica 15 e lunedì 16 la Rai ha trasmesso una fiction e per una volta sono stato sorpreso.
Si perchè mi ero abituato a pensare che tutto sommato la tv assolve il compito di sospendere la riflessione e anestetizzare il cervello. In parte rimango della stessa opinione, per quanto la fiction su Di Vittorio, Pane e libertà, andata in onda il 15 e il 16 marzo scorsi sulla Rai ha generato in chi l'ha vista( più di 6 milioni) una sorta di stupore e commozione. Infatti la storia di Giuseppe Di Vittorio pochi la conoscevano, anche se questo grande uomo è stato l'artefice e padre fondatore dell grande sindacato CGIL.
La storia della sua vita raccontata in due episodi, tutti pensano sia sta romanzata e aggiustata per essere resa più avventurosa e drammatica, ma è realmente stata così.
Ad affermarlo è Baldina Di Vittorio 88 anni e mezzo, lucida testimone della vita di suo padre e dei fatti narrati nei due episodi trasmessi dalla Rai.
E' lei infatti che racconta nell'Unità di sabato 21 marzo che suo padre oltre ad essere stato un grande sindacalista, ad avere avuto posizioni coraggiose ma dolorose, come per esempio sull'invasione dell'Ungheria da parte dell'Unione Sovietica, sapeva essere un padre affettuoso.
Infatti il suo punto fermo era la sua famiglia, molte soddisafzioni, molte gioie ma anche dolore e conti salati da pagare con storia.
Nel suo ricordo di figlia c'è la vita di un uomo corragioso, un sindacalista e politico che ha dato un grande contributo a cambiare la società, ma che non ha mai dimenticato di essere un uomo fatto di passione, di amore.

Biografia (tratta da Wikipedia)

Gli anni giovanili

Figlio di braccianti agricoli che lavoravano la terra dei marchesi Rubino-Rossi di Cerignola. Già negli anni dell'adolescenza aveva iniziato un'intensa attività politica e sindacale; a 15 anni fu tra i promotori del Circolo giovanile socialista della città, mentre nel 1911 passò a dirigere la Camera del Lavoro di Minervino Murge; in seguito avrebbe diretto anche la Camera del Lavoro di Bari, dove organizzò la difesa della sede dell'associazione, sconfiggendo gli squadristi fascisti di Caradonna insieme con ex ufficiali legionari di Fiume, socialisti, comunisti, anarchici e Arditi del Popolo.

Di Vittorio sindacalista

Al centro dei problemi del lavoro c'era allora in Italia, come oggi, la questione meridionale. Nel 1912 Di Vittorio entrò nell'Unione Sindacale Italiana, arrivando in un anno nel comitato nazionale. Così come alcuni membri del sindacalismo rivoluzionario egli fu "interventista" riguardo alla prima guerra mondiale, a detta di Randolfo Pacciardi, smentito da Di Vittorio stesso in una intervista a Felice Chilanti.

Di Vittorio, a cui amici ed avversari riconobbero unanimi un grande buonsenso ed una ricca umanità, seppe farsi capire, grazie al suo linguaggio semplice ed efficace, sia dalla classe operaia, in rapido sviluppo nelle città, sia dai contadini ancora fermi ai margini della vita economica, sociale e culturale del Paese. Lui stesso era un autodidatta, entrato nella lotta sindacale e politica giovanissimo, inizialmente come socialista e successivamente come comunista, dal 1924, tre anni dopo la scissione di Livorno del 1921.

L'entrata in politica e il Fascismo

Nel 1921 viene eletto deputato mentre è detenuto nelle carceri di Lucera. La elezione a deputato avviene in circostanze del tutto eccezionali. Esse ci offrono un quadro della situazione non solo personale, ma ci indicano lo scontro sociale in atto tra la fine del 1920 e la metà del 1921. Condannato dal tribunale speciale fascista a 12 anni di carcere, nel 1925, riuscì a fuggire in Francia dove aveva rappresentato la disciolta Confederazione Generale Italiana del Lavoro nell'Internazionale dei sindacati rossi. Dal 1928 al 1930 soggiornò in Unione Sovietica e rappresentò l'Italia nella neonata Internazionale Contadina per poi tornare a Parigi ed entrare nel gruppo dirigente del PCI.

Durante la guerra d'Etiopia, su indicazione del Comintern, inviò una squadra di tre persone - tre comunisti - chiamati "i tre apostoli", fra cui Ilio Barontini, molto esperto in questo genere di missioni - con l'incarico di organizzare la guerriglia locale contro l'invasione fascista.

Il Dopoguerra

Insieme ad altri antifascisti partecipò alla guerra civile spagnola e, nel 1937, diresse a Parigi un giornale antifascista. Nel 1941 fu arrestato dalla polizia del regime e mandato al confino a Ventotene. Nel 1943 fu liberato dai partigiani e, negli ultimi due anni della seconda guerra mondiale, prese parte alla Resistenza tra le file delle Brigate Garibaldi.

Nel 1945 fu eletto segretario della CGIL, che era stata ricostituita l'anno prima con un accordo fra Di Vittorio, Achille Grandi e Bruno Buozzi. Quest'ultimo, ucciso dai nazisti la sera prima della firma del patto, fu sostituito da Oreste Lizzadri. I tre erano i rappresentanti delle principali correnti del sindacalismo italiano: comunista, cattolica e socialista. L'anno seguente, nel 1946, fu eletto deputato all'Assemblea Costituente con il PCI.

L'unità sindacale così raggiunta durò fino al 1948, quando, in occasione dello sciopero generale politico proclamato per l'attentato contro Palmiro Togliatti, la componente cattolica si separò e fondò un proprio sindacato, la CISL, presto imitata dai socialdemocratici che si raggrupparono nella UIL.

Nel 1956 suscitò scalpore la sua presa di posizione, difforme da quella ufficiale del PCI, contro l'intervento dell'esercito sovietico per reprimere la rivolta ungherese.

La fama ed il prestigio di Di Vittorio ebbero largo seguito tra la classe operaia ed il movimento sindacale di tutto il mondo tanto che, nel 1953, fu eletto presidente della Federazione Sindacale Mondiale.

Di Vittorio continuò a guidare la CGIL fino alla sua morte, avvenuta nel 1957 a Lecco, poco dopo un incontro con alcuni delegati sindacali.

il 3 novembre del 2007 Poste Italiane, a cinquant'anni dalla morte, ha emesso un francobollo dedicato a Giuseppe Di Vittorio.



Chi non fosse riuscito a vedere i due episodi può cliccare qui sotto su Rai Tv, buona visione, ne vale la pena.

Rai Tv - Pane e libertà - PRIMO EPISODIO

Rai Tv - Pane e libertà - SECONDO EPISODIO

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