Si è spento sabato mattina a Roma all'età di 78 anni, dopo una lunga malattia, il giornalista Sandro Curzi. Direttore del Tg3 Rai e successivamente direttore del quotidiano di Rifondazione Comunista “Liberazione”, dal 2005 Curzi era membro del consiglio di amministrazione della Rai.
Nato a Roma il 4 marzo 1930, militante comunista sin dall'adolescenza, Sandro Curzi ha speso la sua vita all'interno del Partito comunista prima e di Rifondazione comunista poi, svolgendo principalmente incarichi nel settore della comunicazione. Redattore de “l'Unità” clandestina - di cui poi sarebbe diventato caporedattore centrale e direttore responsabile - , caporedattore del periodico della Fgci “Gioventù nuova”, direttore di “Liberazione” dal 1998 al 2005 sotto la guida di Fausto Bertinotti, a metà degli anni '60 per la direzione nazionale del Pci ha ricoperto per un breve periodo anche il ruolo di responsabile stampa e propaganda.
Ancora, tra gli incarichi giornalistici è da ricordare la vicedirezione del quotidiano “Paese Sera”, tenuta dal 1967 al 1975, per cui ha trattato la rivolta studentesca del 1968 e la riscossa operaia del 1969.
Entrato in Rai nel 1975, ha lavorato con Sergio Zavoli al Gr1 e nel 1976 è stato tra i fautori della nascita della terza rete pubblica, diventandone nel 1978 condirettore del telegiornale con Biagio Agnes e di cui ha assunto la direzione dal 1987 al 1993. Conclusa questa esperienza, Curzi ha passato un biennio alla guida del Tg di Telemontecarlo. Nel 2005 era stato eletto consigliere di amministrazione Rai dalla Commissione parlamentare di Vigilanza, grazie ai voti di Rifondazione Comunista, Verdi e dell'ala più a sinistra del Pds.
La camera ardente sarà allestita oggi pomeriggio nella sala della Protomoteca in Campidoglio, a Roma, e resterà aperta dalle 17 alle 20 di oggi e dalle 10 alle 18 di domenica, per poi riaprire lunedì dalle 9 alle 11.30. Successivamente saranno celebrate le esequie con una cerimonia laica.
Cordoglio per la scomparsa di Sandro Curzi è giunto dalle massime cariche dello stato. Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, esprime alla famiglia del giornalista la sua «affettuosa partecipazione nel segno di una antica amicizia» e saluta un «uomo di schietta passione politica e di sempre viva non comune cordialità umana», sottolineando come «le aspre polemiche che lo coinvolsero nel periodo della sua massima responsabilità giornalistica non lo indussero mai ad astiose chiusure né ad alcuna attenuazione della sua autonomia di giudizio e del suo senso delle istituzioni». Elogi anche per «il suo profondo attaccamento al servizio televisivo pubblico, com'è testimoniato dal suo impegno negli ultimi tempi».
Numerosi i messaggi provenienti dall'intero arco politico italiano. Per Rifondazione comunista, il partito di Curzi, è il segretario Paolo Ferrero a parlare: «Consideriamo un grande privilegio aver potuto lavorare insieme a lui, al suo amore per il giornalismo e al suo impegno politico, sia nella qualità di direttore che ha dato forza e valore a Liberazione, sia nella qualità di appassionato militante del partito. Alla vedova e ai famigliari - conclude Ferrero - esprimo il cordoglio profondo e l'abbraccio pieno d'affetto mio personale e di tutto il Prc». «Se ne va con Sandro Curzi un vecchio amico, un giornalista di razza, un uomo coraggioso e ironico che aveva percorso nella sua vita un grande tratto della storia della sinistra italiana», dice il segretario del Pd, Walter Veltroni, parlando di «un uomo appassionato che prendeva di petto le cose con irruenza e capacità». Dal Pdl, Maurizio Gapsarri ricorda «un uomo sanamente di parte che ha sempre rispettato gli avversari politici», un personaggio, aggiunge il sottosegretario alle Comunicazioni, Paolo Romani, che «con la sua voce critica e le sue posizioni talvolta anche scomode ha contribuito alla crescita del servizio pubblico». «Un grande italiano», lo definisce il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, «che anche per noi di destra ha saputo essere un interlocutore e una persona che non si è mai tirata indietro».
Tra i giornalisti, Michele Santoro ricorda di Curzi «la grandissima capacità di nutrirsi del rapporto con gli altri, anche con persone diverse da lui». Al direttore del Tg5, Clemente Mimun, mancheranno «la sua umanità, la sua simpatia, la sua leale faziosità». Dai vertici Rai, il presidente Claudio Petruccioli perde «un grande amico, compagno per una vita», ma anche «un grande giornalista, come Biagi, come Montanelli». Con la scomparsa di Curzi, dice il Direttore Generale Rai, Claudio Cappon, «l'Italia perde un maestro di giornalismo. La Rai uno dei protagonisti, un professionista che ha contribuito a fare la storia dell'azienda».
Nato a Roma il 4 marzo 1930, militante comunista sin dall'adolescenza, Sandro Curzi ha speso la sua vita all'interno del Partito comunista prima e di Rifondazione comunista poi, svolgendo principalmente incarichi nel settore della comunicazione. Redattore de “l'Unità” clandestina - di cui poi sarebbe diventato caporedattore centrale e direttore responsabile - , caporedattore del periodico della Fgci “Gioventù nuova”, direttore di “Liberazione” dal 1998 al 2005 sotto la guida di Fausto Bertinotti, a metà degli anni '60 per la direzione nazionale del Pci ha ricoperto per un breve periodo anche il ruolo di responsabile stampa e propaganda.
Ancora, tra gli incarichi giornalistici è da ricordare la vicedirezione del quotidiano “Paese Sera”, tenuta dal 1967 al 1975, per cui ha trattato la rivolta studentesca del 1968 e la riscossa operaia del 1969.
Entrato in Rai nel 1975, ha lavorato con Sergio Zavoli al Gr1 e nel 1976 è stato tra i fautori della nascita della terza rete pubblica, diventandone nel 1978 condirettore del telegiornale con Biagio Agnes e di cui ha assunto la direzione dal 1987 al 1993. Conclusa questa esperienza, Curzi ha passato un biennio alla guida del Tg di Telemontecarlo. Nel 2005 era stato eletto consigliere di amministrazione Rai dalla Commissione parlamentare di Vigilanza, grazie ai voti di Rifondazione Comunista, Verdi e dell'ala più a sinistra del Pds.
La camera ardente sarà allestita oggi pomeriggio nella sala della Protomoteca in Campidoglio, a Roma, e resterà aperta dalle 17 alle 20 di oggi e dalle 10 alle 18 di domenica, per poi riaprire lunedì dalle 9 alle 11.30. Successivamente saranno celebrate le esequie con una cerimonia laica.
Cordoglio per la scomparsa di Sandro Curzi è giunto dalle massime cariche dello stato. Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, esprime alla famiglia del giornalista la sua «affettuosa partecipazione nel segno di una antica amicizia» e saluta un «uomo di schietta passione politica e di sempre viva non comune cordialità umana», sottolineando come «le aspre polemiche che lo coinvolsero nel periodo della sua massima responsabilità giornalistica non lo indussero mai ad astiose chiusure né ad alcuna attenuazione della sua autonomia di giudizio e del suo senso delle istituzioni». Elogi anche per «il suo profondo attaccamento al servizio televisivo pubblico, com'è testimoniato dal suo impegno negli ultimi tempi».
Numerosi i messaggi provenienti dall'intero arco politico italiano. Per Rifondazione comunista, il partito di Curzi, è il segretario Paolo Ferrero a parlare: «Consideriamo un grande privilegio aver potuto lavorare insieme a lui, al suo amore per il giornalismo e al suo impegno politico, sia nella qualità di direttore che ha dato forza e valore a Liberazione, sia nella qualità di appassionato militante del partito. Alla vedova e ai famigliari - conclude Ferrero - esprimo il cordoglio profondo e l'abbraccio pieno d'affetto mio personale e di tutto il Prc». «Se ne va con Sandro Curzi un vecchio amico, un giornalista di razza, un uomo coraggioso e ironico che aveva percorso nella sua vita un grande tratto della storia della sinistra italiana», dice il segretario del Pd, Walter Veltroni, parlando di «un uomo appassionato che prendeva di petto le cose con irruenza e capacità». Dal Pdl, Maurizio Gapsarri ricorda «un uomo sanamente di parte che ha sempre rispettato gli avversari politici», un personaggio, aggiunge il sottosegretario alle Comunicazioni, Paolo Romani, che «con la sua voce critica e le sue posizioni talvolta anche scomode ha contribuito alla crescita del servizio pubblico». «Un grande italiano», lo definisce il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, «che anche per noi di destra ha saputo essere un interlocutore e una persona che non si è mai tirata indietro».
Tra i giornalisti, Michele Santoro ricorda di Curzi «la grandissima capacità di nutrirsi del rapporto con gli altri, anche con persone diverse da lui». Al direttore del Tg5, Clemente Mimun, mancheranno «la sua umanità, la sua simpatia, la sua leale faziosità». Dai vertici Rai, il presidente Claudio Petruccioli perde «un grande amico, compagno per una vita», ma anche «un grande giornalista, come Biagi, come Montanelli». Con la scomparsa di Curzi, dice il Direttore Generale Rai, Claudio Cappon, «l'Italia perde un maestro di giornalismo. La Rai uno dei protagonisti, un professionista che ha contribuito a fare la storia dell'azienda».
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